SPUNTI PER AFFRONTARE
LA SOLITUDINE E L’ABBANDONO
Per affrontare la solitudine e l’abbandono può essere molto utile guardare
all’eredità delle memorie genealogiche dei bambini abbandonati
e delle donne lasciate sole e umiliate.
La solitudine e l’abbandono 1
La solitudine che crea tanto dolore è quella per cui ti senti un fantasma invisibile nel mondo fatto dalle vite degli altri; è quella per cui ti senti una carta straccia che vola al vento; un estraneo ai tuoi stessi battiti del cuore.
– Non sempre la solitudine è legata all’abbandono, ma in queste righe, volendo parlare di quello che conosco per esperienza personale, ho assimilato i due stati d’animo.-
Le persone che sostengono di stare bene da sole si avvalgono di un modo di dire che non corrisponde esattamente alla verità: ciò di cui loro parlano è uno stato sano di comunione con se stesse con Dio e con l’Universo, molto spesso quasi mai messo alla prova da forze che isolano ed emarginano che vanno contro la natura sociale dell’uomo e che non hanno mai fatto bene a nessuno.
Nella visione delle Costellazioni Familiari Crearmoniche, bisogna distinguere quando si è realmente soli e abbandonati a causa di poteri distruttivi esterni o quando questi stati d’animo arrivano in seguito a fatti che appartengono naturalmente alla vita, come l’andare e venire delle persone e degli amori.
Solitudine indotta
Nel primo caso, quando cioè si è vittima di azioni, tanto più silenziose e invisibili quanto più violente e aggressive, che vogliono emarginare, escludere, isolare, abbandonare e lasciare da soli soli al fine di distruggere la persona a beneficio di interessi personali o di gruppo – come per esempio accadde in modo eclatante ai magistrati Falcone e Borsellino – la soluzione prevedrebbe l’intervento di una società sana e giusta dove le risorse della vittima non rappresentano che una minima parte della soluzione del problema. Pensiamo anche al mobbing e al bullismo.
Solitudine per debolezza e fragilità
Ci sono però molte altre forme persecutorie, di fatto anche all’interno della famiglia, che prendono potere propria dalla “debolezza e fragilità” della vittima e per ogni adulto che si trovi in una siffatta situazione, fatta eccezione dei bambini, vale il secondo caso, ossia quello in cui bisogna assumersi completamente la responsabilità del proprio dolore.
Nel secondo caso, infatti, quando si soffre, per esempio per essere stati lasciati dal proprio partner, allora le risorse individuali sono fondamentali; e SE DAVVERO si vuole smettere di soffrire, allora bisogna farsi carico del proprio stato d’animo, finirla di dare la colpa agli altri o a se stessi, e cambiare e trasformare la propria situazione acquisendo risorse psicologiche e spirituali e modificando credenze, comportamenti e, talvolta, anche le persone che si frequentano.
In coda la carta crearmonica consigliata da ripetere
La solitudine e l’abbandono: supporto del counseling crearmonico
In accordo con la visione delle Costellazioni Familiari Crearmoniche, la solitudine e il dolore dell’abbandono possono trovare sollievo quando si riconosce che a volte tali stati d’animo sembrano diventare di dimensioni insuperabili quando si sono ereditate le memorie sociali dei bambini abbandonati e delle donne lasciate sole e umiliate.
AlbaSali, nel suo libro Dall’Abbandono all’ABBONDANZA per la prima volta nel campo delle Costellazioni Familiari, mette in relazione questi stati d’animo con il vissuto delle donne e dei bambini soprattutto durante le due grandi guerre mondiali.
Tali riflessioni possono aiutare e integrarsi bene a sostegno delle psico-terapie.
In coda la carta crearmonica consigliata da ripetere
La solitudine e l’abbandono: le cause
Nel campo delle Costellazioni Familiari sono queste le situazioni più spesso affrontate:
- Storie d’amore o d’amicizia che finiscono
- Lutto
- Difficoltà a integrarsi
- Essere vittima di forme d’esclusione
- Sentirsi senza un posto al mondo
La solitudine e l’abbandono: le cause genealogiche
- Fedeltà a donne abbandonate ai tempi in cui il divorzio non esisteva e neanche gli alimenti.
- Fedeltà a donne lasciate prima del matrimonio ai tempi in cui questo significa rubare l’onorabilità di una ragazza e condannarla a restare sola e spesso anche emarginata.
- Fedeltà ai bambini che sono stati abbandonati
- Fedeltà ai bambini abortiti
- Eredità di colpe commesse da avi che hanno causato esclusione ed emarginazione.
La solitudine e l’abbandono: gli effetti
Abbandono è un termine che evoca grandi paure. Ogni volta che se ne parla ci si connette inevitabilmente al dolore della mancanza e suona come una minaccia in agguato. Per coloro che lo subiscono e vivono una grande solitudine, il mondo intorno prova sempre una grande compassione: l’abbandono è considerato e vissuto come una disgrazia destinata a lasciare un segno indelebile, come qualcosa per cui la vita non potrà più tornare a sorridere come prima.
Abbandono: etimologia…
Dal libro Dall’abbandono all’ABBONDANZA:
Anche se c’è un po’ di discordia sulla sua origine, l’etimologia del termine non si riferisce in realtà a nulla di tragico.
Due sono le ipotesi più accreditate. La prima viene dal latino Ab bandum, dove Ab indica “separazione”, “distacco da”, e Bandum significa “bandiera”, ma forse anche “truppa”, e fa pensare a una parola che si riferisce a qualcosa di simile alla diserzione, o comunque suggerisce l’idea di un’azione compiuta, e non subìta come siamo abituati a pensare.
L’altra etimologia, che incontra più consensi della prima, viene invece dal francese antico Bandon, che vuol dire “vendere al bando” o in un’asta pubblica. La parola, quindi, interpreterebbe sì una volontà di dismettere o rinunciare a qualcosa, ma prendendosene cura fino alla fine, nel desiderio di passarla a qualcuno che la possa ancora apprezzare.
In conclusione, nell’origine della parola, in nessun caso sembra essere presente alcuna disgrazia, né funesto presagio. Tanto è vero che la parola abbandono ha avuto nel tempo, ed in parte fino ad oggi, anche una forte connotazione mistico-religiosa, che si riferisce ad un atteggiamento di affidamento a Dio, con il potere, in questo caso, di evocare fede, pace e speranza.
Questo malgrado, non saprei esattamente da quando, il termine abbandonato sia stato attribuito a tutti i bambini lasciati in balìa del loro destino anche da un solo genitore, o comunque affidati a varie strutture.
Il termine è entrato in uso con una connotazione negativa anche riferendosi alle donne non sposate, rimaste incinte e lasciate dai loro uomini non appena informati dello stato di gravidanza, come pure nel caso in cui uno dei due coniugi se ne andava dalla famiglia senza più tornare ai suoi doveri.
Bisogna ricordare che in Italia la possibilità di divorziare è recente come lo sono le leggi per l’obbligo al mantenimento attualmente in vigore.
Ora, per addentrarci in un percorso che ci permetta di guarire la nostra vita dal dolore dell’abbandono, che molti di noi portano dentro di sé in forme diverse, vorrei far notare un aspetto assai più rilevante di quanto potrebbe apparire: il termine abbandono non nasce per raccontare situazioni negative della vita sentimentale, emotiva e psicologica, piuttosto esso è servito a descrivere fatti realmente accaduti, che hanno cambiato significativamente il destino delle persone coinvolte.
Se oggi l’abbandono è diventato invece una sorta di “malattia dell’anima” da curare per gran parte della vita, deve essere per forza accaduto qualcosa che, per il bene di tutti, merita di essere rintracciato e ricollocato nel suo giusto posto.
La solitudine e l’abbandono: La carta crearmonica da ripetere
Per lo stato d’animo della solitudine e dell’abbandono consigliamo due carte a seconda che intuitivamente vi sentiate più coinvolti nel dolore delle donne della famiglia o in quello dei bambini rimasti senza famiglia.
N.B.: è una scelta intuitiva che non necessita della conoscenza delle storie del proprio albero genealogico
Le carte sono raccolte all’interno del libro L’Universo Crearmonico delle Costellazioni Familiari
Per il dolore delle donne della famiglia carta N. 12
Per il dolore degli orfani carta N. 8
Per sapere di più sulle Carte Crearmoniche:
[1] Umberta Telfener, psicologa clinica, docente alla Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute, Università La Sapienza, Roma, scrive: “La sindrome da abbandono” non è un termine tecnico, ma sempre più clinici ne parlano con il rischio di reificare il concetto. Si tratta comunque della paura di persone dipendenti di venire abbandonate, in quanto non hanno fatto esperienza di una relazione stabile e non hanno sviluppato un attaccamento sicuro. Sono persone convinte che l’altro le abbandonerà e pertanto chiedono un eccesso di conferme, oppure mettono gli altri alla prova nel tentativo che siano loro a tranquillizzarli. (…) Esistono anche persone che attivamente agiscono l’abbandono. Si tratta non di personalità insicure come le precedenti, ma dall’attaccamento evitante, i/le quali se ne vanno di professione, in quanto l’amore li turba perché non raggiunge mai le vette ideali che si immaginano (…)”.
Maria Grazia Gorni, Laura Pellegrini, Un problema di storia sociale: l’infanzia abbandonata in Italia nel secolo XIX, Firenze, Pubblicazioni della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Milano, La Nuova Italia Editrice, 1974.
https://catalyst.library.jhu.edu/catalog/bib_1348852
La Prof.ssa Luciana Goisis, sulla rivista Diritto Penale Contemporaneo, scrive alcuni articoli sulla storia della figura giuridica femminile, tra cui “ Violenza sessuale: profili storici e criminologici”.
https://www.penalecontemporaneo.it/upload/1351611227Goisis_Violenza%20sessuale.pdf
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